Cdt 25/04/2013 L'opinione

 

Il futuro di Massagno e il rischio di dire no.

 
Siamo alla quasi vigilia di un'ennesima votazione importante e pertanto alcune considerazioni personalissime ci stanno tutte, non fosse altro che per portare un ulteriore stimolo alla riflessione sul futuro di Massagno.
Il minimo che si possa dire è sicuramente che anche da noi il mondo è cambiato e la crescente complessità nelle relazioni interpersonali e politiche la dice lunga sulle energie necessarie per portare a buon fine progetti di interesse per la collettività. La politica richiede tempi lunghi, l'ho imparato a suo tempo, in spesso interminabili sedute di Consiglio comunale e di Gran Consiglio e anche stavolta ne abbiamo la riprova che non tutto finisce nelle citate aule. Ma bisogna pur ammettere che le persone con cariche pubbliche nel Comune hanno evidenziato in questi anni visioni importanti di lungo termine, cercando di immaginare un futuro caratterizzato dalla necessità di ottimizzare le possibilità di formazione dei giovani e di aiutare la crescente popolazione anziana a vivere meglio la quarta età.
L'autorità politica nel caso nostro ha dunque concentrato l'attenzione su tre progetti specifici. Il primo, sul tema anziani, a fronte di una demografia che ci conferma giorno dopo giorno i dati sull'invecchiamento della popolazione: era nato un progetto atto a fornire spazi supplementari e complementari alla nostra casa anziani. Sappiamo come è finita ed è inutile ritornare su questo argomento, anche se le ragioni di questo fallimento progettuale rimangono per molti versi di difficile comprensione.
Il secondo: dopo quarant'anni le scuole comunali necessitano, come tutte le strutture pubbliche e private, di operazioni di ristrutturazione e di manutenzione. La prima fase di questo progetto si avvia alla conclusione, mentre voteremo presto sulla seconda fase.
Il terzo, che oltretutto mi tocca molto da vicino, è il progetto Campus SUPSI della stazione di Lugano con possibile prolungamento con copertura della trincea. Tre progetti diversi, importanti, che configurano nelle intenzioni la
Massagno di domani: un Comune dotato di strutture di servizio importanti per la popolazione, attrattivo per tutti e particolarmente interessante per giovani e anziani.
Dalle intenzioni alla realizzazione il passo non è mai immediato: non tutto procede senza intoppi e malgrado gli sforzi degli addetti ai lavori, volti a spiegare le ragioni delle scelte effettuate, esiste la concreta possibilità che gli scenari fin qui disegnati non possano concludersi e realizzarsi nel medio e lungo termine.
Detto in altre parole: il pericolo di un modo complessivo di far politica dove ci si ascolta sempre meno e dove di conseguenza le possibilità di far cambiare idea a chi la pensa diversamente sono oggettivamente scarse e la partecipazione al voto che - quando va bene, si colloca attorno alla metà degli aventi diritto - rischiano di penalizzare un'intera comunità, fermando progetti di valore e di interesse pubblico che potrebbero permettere al Comune di riposizionarsi anche in termini di funzionalità e attrattività.
Non voglio entrare nel merito dei dettagli della fase due della ristrutturazione delle nostre scuole, perché l'informazione alla popolazione è stata fatta e sicuramente ognuno si sarà fatto un'opinione: da quello che sento, discutendo tranquillamente in contesti pubblici, mi rendo conto che si è detto tutto e il contrario di tutto, pur di affossare una decisione importante. Quando sento ad esempio che uno degli argomenti contrari consisterebbe nella difficoltà di far spostare i bambini o ragazzi dalle scuole Nosedo al centro sportivo di Valgersa per poter accedere alla piscina, allora vi invito a guardare verso altre realtà, certamente altrettanto educative, anche se sicuramente meno comode e agiate delle nostre.
In altri termini, credo sia necessario riflettere seriamente tutti insieme sul risultato concreto che si verrebbe ad ottenere dicendo di no, ancora una volta, ad una proposta che ha una sua logica educativa, organizzativa, finanziaria e sociale. Evidentemente una visione del mondo del tipo «è tutto sbagliato, è tutto da rifare», rischia di privilegiare e di rendere normale e accettata la logica del contrasto e del non fare, con tutte le conseguenze del caso, non per noi, che abbiamo già percorso un cammino importante della nostra esistenza, ma per le generazioni che hanno tutta la vita davanti a loro.
Per concludere: la politica ancora una volta si è assunta il compito e la responsabilità di proporre soluzioni idonee per un futuro migliore. Il cittadino dovrebbe leggere queste proposte pensando anche lui al di là degli steccati, ragionando in prospettiva, rivolto alla ricerca del bene comune nel medio lungo termine, ma soprattutto dando fiducia a chi, una volta eletto, ha studiato il problema in tutte le sue sfaccettature.